Bruno Maria
Nasce ad Adelfia, in provincia di Bari, il giorno di Santa Maria degli angeli del 1971 ed è seconda di due figli. Il padre si occupa di fuochi artificiali ma, dopo lo scoppio di petardi che distruggono il capannone nel quale lavora, fa il camionista. La madre è una casalinga che si dedica alla famiglia. Sin da bambina abituali sono l’osservanza del precetto domenicale e la recitazione delle preghiere insieme a vicine di casa. Il gruppo di pie donne che si aduna ogni giorno per la preghiera in comune dinanzi all’edicola votiva della Madonna del Carmine parla apertamente della presenza delle forze del bene e di quelle del male, che tenterebbero di avversare le prime con interventi concreti e, a volte, anche visibili. Maria assorbe sin da subito l’atmosfera religiosa e ne avverte la profondità, restandone significativamente segnata, instaurando un rapporto tutto personale con il mistero della fede. Maria sente aleggiare nella casa delle presenze malefiche che le ispirano un vero e proprio terrore dell’ambiente domestico, che cerca di esorcizzare con la preghiera assidua. Invoca la Vergine Maria affinché la sorregga in quei momenti drammatici. Verso gli otto anni Maria inizia ad avvertire la sensazione di essere preveggente, oltre a percepire la presenza, accanto a sé, dell’Arcangelo Gabriele , che la indicherebbe come nuova messaggera delle parole di Dio. Successivamente, verso i quattordici anni, riceve la visita dell’Arcangelo Claudio, che le detta delle precise regole di vita e sarà, da allora, il suo mentore. A diciotto anni, si sposa ed ha due figli. Il rapporto con la famiglia del marito è molto complesso: Maria percepisce la profonda avversione del suocero nei suoi confronti. Lo definisce “una persona del male”. Ne subisce un’influenza malefica che la fa star male: malesseri fisici e psichici che si intrecciano fra loro e le rendono molto difficile l’esistenza. Il bisogno di registrare per iscritto le sue esperienze mistiche inizia quando Maria è ancora una bambina. “Tutto ciò che viene suggerito dal cielo – afferma, citando papa Leone III – deve essere messo per iscritto.” Le riflessioni sulle proprie esperienze ascetiche, tra le quali le conversazioni con diverse entità metafisiche, riempiono, da allora, numerosi quaderni. Spesso a “parlare” con lei sono le anime dei defunti che stanno in purgatorio. Una di queste è uno zio, morto “incatenato” che le chiede assidue preghiere per poter essere “liberato” e per poter abbandonare quel luogo di dolore. Le sue preveggenze si rivelano puntualmente esatte. Sente che le è stato affidato il compito di salvare l’umanità da coloro che sono diventati i servi del diavolo, e che si adoperano per seminare tra la gente dolore e danno. Nel frattempo, causa i dissapori con la famiglia del marito, il matrimonio di Maria si infrange e lei riesce ad ottenere l’annullamento dalla Sacra Rota. I due figli restano a vivere con lei condividendo con grande serenità la sua fede e la sua spiritualità.